sabato 20 marzo 2010

t-rex


Cibo e alimentazione

benché il T. rex sia da sempre, nell'immaginario popolare, l'icona del feroce predatore,sulle sue abitudini alimentari sono state in effetti formulate differenti teorie. Una vede l'animale come un predatore aggressivo e spietato che attaccava con ferocia le sue prede, una che capovolge la situazione ritenendolo uno spazzino che si nutriva principalmente di cadaveri, un'altra, infine, presenta il tirannosauro come un carnivoro opportunista capace sia di agguati verso prede viventi che di occasionali "pasti gratis" sfruttando dinosauri già morti.

Ipotesi predatore attivo

Inizialmente, i paleontologi sono stati concordi nell'attribuirgli un ruolo di predatore attivo (cfr. Osborn, 1905 e 1906). Nei primi ritrovamenti si tenne per l'appunto gran considerazione di elementi come le fauci, adatte ad un comportamento da carnivoro aggressivo, e la mole, con cui l'animale avrebbe potuto attaccare animali come gli adrosauri.

Ipotesi saprofago

Tuttavia, a partire dagli anni '70 del secolo scorso la posizione ha iniziato ad essere discussa e rivista. Diversi paleontologi hanno ipotizzato che si trattasse di un animale saprofago, che si nutriva, cioè di carogne, che sottraeva ad altri predatori più piccoli grazie alla mole.

La prima obiezione si basava sulla considerazione che le ossa lunghe delle gambe avevano una struttura tale e carichi di rottura tali da non permettere all'animale di muoversi a velocità superiori ai 15 km/h. Come seconda obiezione, la TAC del cranio dell'animale rivelò un bulbo olfattivo estremamente sviluppato. L'obiezione ulteriore mossa all'ipotesi del tirannosauro come predatore fu in questo caso che un simile olfatto poteva essere utile solamente per localizzare carcasse a grandi distanze, in maniera analoga ad animali odierni come il condor, dall'enorme (in proporzione al cranio) bulbo olfattivo, sviluppatosi appunto per questo scopo. La terza obiezione fu che le piccole braccia anteriori non potevano essere utilizzate per trattenere le prede mentre venivano morse o per infliggere ferite.

Pur non escludendo del tutto che il tirannosauro potesse sporadicamente attaccare qualche piccola preda, l'ipotesi suscitò abbastanza clamore, in quanto minava una concezione molto popolare, quella che vedeva il tirannosauro come il predatore per eccellenza, suscitando diverse controversie. La teoria, in ogni caso, smosse il mondo paleontologico portando molti scienziati a dibattere sull'argomento e analizzare la questione, portando a risposte o a nuove teorie "di compromesso".

Ipotesi predatore occasionale

Dalla fine degli anni '80 in avanti, l'ipotesi che questo animale fosse esclusivamente un mangiatore di carogne fu ripresa e rivista. Si obiettò che un bulbo olfattivo sviluppato non necessariamente è da associarsi unicamente e senza alternative di sorta con una dieta da spazzino. Anzi, può favorire l'individuazione di prede vive, che hanno un odore decisamente meno penetrante di quello di un cadavere. Inoltre venne fatto notare che per un predatore non è necessariamente un limite non disporre di arti anteriori in grado di ghermire la preda. Lupi e uccelli rapaci sono in grado di cacciare con successo ugualmente.

L'analisi ulteriore della struttura del cranio rivelò che l'animale aveva una visione frontale stereoscopica molto buona, compatibile con quella di un predatore, e anche il campo visivo verso il basso era buono, facilitando l'individuazione di piccole prede che si nascondono. La struttura del cranio e del collo, poi, era tale da permettere di assorbire forti impatti, compatibili con quelli che si hanno affondando le fauci in una preda viva durante un attacco, o un agguato. Si cominciò anche a rivalutare le doti velocistiche dell'animale. Alcuni studiosi affermano che in effetti potesse raggiungere anche i 50/60 km/h. L'affermazione era, ad ogni modo, destinata ad essere ridimensionata verso il basso. Recentemente, grazie allo sviluppo delle tecniche di simulazione, l'università di Cambridge ha effettuato vari test biomeccanici riguardanti diversi dinosauri, tra cui anche il tirannosauro. È stata calcolata una velocità massima di corsa di circa 35 km/h con scatti di 40 km/h, più elevata delle sue prede più probabili, anche se l'animale rimaneva incapace di mantenere tale regime a lungo per via della sua grande mole. È possibile quindi che il tirannosauro, piuttosto che cimentarsi in inseguimenti violenti ed estenuanti, infliggesse, dopo un attacco improvviso, un singolo morso alle sue prede (con un morso poteva asportare oltre un quintale di carne), per poi seguirle aspettando che si dissanguassero e cadessero a terra moribonde per l'emorragia. Un comportamento diverso da quello del predatore feroce e implacabile dell'immaginario collettivo, ma che riportava argomentazioni a favore dell'ipotesi del predatore, pur non escludendo anche eventuali comportamenti saprofagi.

Può essere verosimile che i tirannosauri potessero sia cacciare che avere un comportamento da saprofagi, comportandosi quindi da "predatori di opportunità", ovvero non disdegnassero, occasionalmente, di sottrarre le prede abbattute da altri predatori più piccoli o di banchettare con una carcassa abbandonata trovata per caso. Questo comportamento è comune a quasi tutte le specie di predatori, come ad esempio il leone, inoltre anche animali considerati spazzini per eccellenza, come la iena, possono cacciare attivamente.

Attualmente fra i paleontologi, l'americano John Horner è uno dei più attivi nel sostenere l'ipotesi di un tirannosauro non solo fondamentalmente saprofago, ma addirittura esclusivamente spazzino, analizzando soprattutto la struttura ossea delle gambe, le cavità craniche e la resistenza dei denti. Il dibattito è quindi ancora molto vivo.

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